Descrizione

Venire al mondo e capire subito come tutto sia disordinato, disarmonico, folle, confuso, pur illudendosi per qualche istante di essere in una favola perfetta. “Libertà e perline colorate” canta Francesco De Gregori in una nota canzone, e queste cose magari ci sono anche state nella vita di Armando Manca descritta da Mara Foglia nelle pagine di un racconto/diario in cui “raccoglie” il suo compagno in un andirivieni di flashback in cui il figlio di colui che fu il “Doge”  della cosiddetta “Mala del Brenta” ripetutamente va giù e si tira su con la stessa facilità di uno “Yo-Yo”.

“La Croce di Armando” non è un racconto stile american movie dove tutto alla fine finisce bene, e non per qualche demerito dei protagonisti o per una sfortuna ancestrale particolarmente accanita; il fatto è che la “Croce” descritta da Mara Foglia sta ancora salendo sulle spalle di Armando senza al momento aver individuato  una meta precisa in cui approdare. Non c’è in vista il “Golgota” dell’Uomo di Nazareth, è tutto appare a tratti sfumato in un’Italia che si sta trasformando in altro da quando negli anni 60 e 70 le bande criminali provavano a venire in possesso di parte della ricchezza accumulata dalla nuova classe borghese settentrionale. Giampaolo Manca, il “Doge”, stavolta è sullo sfondo di una storia familiare all’apparenza monca, ma solo all’apparenza. Infatti, scorrendo le pagine agevoli di un lavoro intriso d’amore e dolore, in questa storia c’è la presenza di una madre e di una moglie, Manuela, “sostanza” e “bussola” imprescindibile della vita della famiglia Manca, magico “filo rosso” a tenere uniti un padre e un figlio.

Le donne hanno da sempre la straordinaria capacità di riuscire a regalare normalità, anche nelle situazioni e nei contesti dove tutto è polvere da sparo e rancore inesauribile. Ma, vorrei avvertire il lettore, queste pagine non sono solo il viaggio di un figlio alla ricerca di un suo posto del mondo, di un padre perso nell’errore in attesa del riscatto e di una madre determinata a combattere l’infelicità sempre più vicina alla sua famiglia. Ad un certo punto dalle righe scritte escono fuori, prepotenti, parole di amore e di fiducia, pur in tutte le difficoltà presentate continuamente dal quotidiano, che vanno a comporre il puzzle del nuovo orizzonte di Armando.

Mara ha incontrato l’uomo della sua vita e sembra proprio come ne abbia voluto delineare tutti i contorni, raccogliendo il testimone di Manuela, rinnovando il grido della grande Oriana Fallaci e della sua “Penelope alla Guerra”. L’ultima pagina del libro non è la fine di un viaggio, ma l’auspicio, per Armando e per tutti noi, di tenere sempre bene a mente una bellissima frase di G.K, Chesterton: “le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”. E che tutti i draghi del mondo lo tengano bene in mente.

Carmelo Pennisi

Anno: 2022